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IL MASSACRO DI SABRA E CHATILA
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trentuno anni fa, le milizie libanesi cristiane, con il sostegno
dell’esercito israeliano, massacrarono circa tremila persone, in gran
parte palestinesi.Il 16 settembre del 1982, in un Libano devastato da sette anni di guerra
civile, le milizie falangiste entrarono nei campi di Sabra e Shatila,
dove vivevano migliaia di profughi palestinesi accanto a cittadini
libanesi, all’indomani dell’uccisione del loro leader, Bashir Gemayel,
eletto presidente ad agosto. L’esercito israeliano, che da quasi tre
mesi teneva sotto assedio Beirut, circondò il campo e per tre
interminabili giorni lasciò la popolazione nelle mani delle forze
cristiane. La furia falangista si abbatté sui civili inermi che da
decenni abitavano il campo, lasciato incustodito dai guerriglieri
dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che ad agosto
avevano evacuato il Libano nell’ambito di un accordo siglato con il
governo e con Israele, sotto la tutela di una forza multinazionale. Il
10 settembre, però, anche questa aveva lasciato il paese, con due
settimane di anticipo sul programma. Agli occhi dei militanti falangisti
di estrema destra, i profughi palestinesi, che si erano riversati in
Libano in seguito alla nascita di Israele nel 1948, costituivano una
minaccia per l’equilibrio demografico del paese e dovevano essere
cacciati o eliminati.uella notte gli israeliani illuminavano a giorno la zona dal cielo”, ha
raccontato Kamal Maaroof, “alle sei del mattino alcuni uomini armati
sono arrivati da noi a Sabra. Ci hanno fatto scendere dai palazzi e
abbiamo camminato fino a Shatila. Alla mia destra c’erano più di venti
persone uccise, alla mia sinistra altre 15. A quel punto hanno separato
le donne e i bambini da una parte e i ragazzi e gli uomini dall’altra.
Ci hanno messi in fila e hanno cominciato a scegliere le persone a caso.
Mio figlio lo hanno preso da dietro di me”. Molte delle persone
prelevate vennero condotte nella città sportiva, che divenne un centro
di interrogatori e smistamento. Da quel momento di molti di loro si
perse ogni traccia.Il numero delle vittime è tuttora imprecisato, perché molti corpi non
sono mai stati recuperati e tanti altri sono stati seppelliti
sommariamente, nel tentativo tardivo di nascondere al mondo l’orrore di
una delle stragi più cruente degli ultimi decenni. Così come restano
ancora da attribuire le colpe, dato che nessun responsabile è mai stato
arrestato, processato o condannato. E dunque Kamal Maaroof è sempre in
prima fila alla manifestazione annuale, con la foto del figlio davanti
al petto, a chiedere instancabilmente verità e giustizia.I primi giornalisti e osservatori internazionali che entrarono nel campo
il 18 settembre dovettero farsi strada tra i cumuli di cadaveri che
ostruivano le anguste stradine. I miliziani, molti dei quali
probabilmente sotto effetto di droghe, non risparmiarono nessuno:
anziani, donne, bambini, neonati, persino feti. “La strage di Sabra e
Shatila ha lasciato una ferita profonda non solo nella memoria
palestinese, ma in quella del mondo arabo e anche a livello globale.le immagini del massacro sollevarono un’ondata di indignazione in tutto
il mondo e in particolare nell’opinione pubblica israeliana. Il 25
settembre 400mila persone manifestarono nelle strade di Tel Aviv per
chiedere le dimissioni dei vertici del governo, innanzitutto del premier
Menachem Begin e del ministro della Difesa Ariel Sharon. Tre giorni
dopo il consiglio dei ministri israeliano decise di istituire una
commissione di inchiesta, presieduta dal presidente della Corte Suprema
Yitzhak Kahan, che a oggi resta l’unica indagine ufficiale sulla strage,
per accertare i fatti e le responsabilità.Nel dicembre del 1982 il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
aveva condannato il massacro, definendolo un atto di genocidio,
un’iniziativa che però non ebbe alcuna conseguenza. “L’Onu avrebbe
dovuto costituire una commissione d’inchiesta, visto che il ritiro dei
guerriglieri dell’Olp era avvenuto in base a un accordo internazione,
così come avrebbero dovuto farlo i governi dei paesi che avevano
garantito quell’accordo, come Italia, Francia e Spagna, perché era loro
responsabilità”, ha commentato Dahmash, “Questo non è un particolare
secondario.Come il resto del paese, anche i campi di Sabra e Shatila oggi si
trovano a far fronte a una nuova emergenza che rischia di destabilizzare
il precario equilibrio libanese: l’arrivo di migliaia di profughi in
fuga dal conflitto siriano. Secondo i dati delle Nazioni Unite, sono
718mila i siriani che si sono riversati nel paese vicino, tra cui almeno
92mila palestinesi che per lo più si sono sistemati nei dodici già
sovraffollati e malridotti campi profughi libanesi. “A volte in una casa
di due stanze vivono venti persone”, ha proseguito Shehade, “per i
palestinesi provenienti dalla Siria la vita è molto dura, anche perché
lì erano abituati a condizioni migliori”.
Francine Lucas-Sinclair ha trascorso parte della sua infanzia con i suoi nonni, mentre i suoi genitori sono erano in prigione. È la figlia di Frank Lucas, il signore della droga raffigurato nel film del 2007 American Gangster, con Denzel Washington e Russell Crowe.Attraverso le sue esperienze da bambina con un genitore detenuto, Sinclair è stata portata a portare avanti a Yellow Brick Roads, un programma che aiuta i bambini con i genitori in carcere. Il 19 febbraio all'Ambler Campus, Lucas-Sinclair ha presentato "My Father: The American Gangster", uno spaccato della sua vita da bambina e di come ha portata alla nascita di una nuova organizzazione per bambini come lei."Mio padre costruì un oleodotto dell'eroina dal Sud-est asiatico a New York e pagò i soldati in Asia per contrabbandare la droga qui e venderla a basso prezzo. A quel tempo mio padre la considerava un'opportunità di business ", ha dichiarato Lucas-Sinclair.DurDurante l'era della guerr...
Quando sono stati trovati nel mese di agosto 1959 da una pattuglia di guardie di frontiera vicino al confine con il Laos sembravano "uomini dei boschi", carnagione olivastra, capelli lunghi e arruffati, con l'unica "veste" un perizoma in corteccia. Questa tribù isolata poi dénombrait 11 famiglie per un totale di 34 persone. Hanno preso rifugio nelle grotte, mangiato carne di cervo e stavano raccogliendo verdura di giorno nella foresta. Secondo Dinh Thanh Du, un ricercatore specializzato in cultura delle minoranze etniche che vivono in Quang Binh, la tribù di Ruc Chut appartiene al gruppo etnico, i 54 gruppi etnici in Vietnam. Hanno vissuto in ambienti naturali al centro di una giungla isolato avuto alcun contatto con il mondo esterno. Una tribù semi-nomade la cui economia era basata sulla caccia, la pesca, la raccolta ... Ha anche praticato taglia e brucia. Per gli uomini,le giornate le passavano nella foresta dalla mattina e facevano ritorno in serata. I lor...
Anna Haining Bates, nata Anna Haining Swan (Mill Brook, 6 agosto 1846 – Seville, 5 agosto 1888), è stata una donna canadese famosa per la sua altezza, di 2,27 m al picco della sua statura.Alla nascita Anna pesava circa 8 kg. Era la terza di 13 figli, tutti di altezza media. Dalla nascita è cresciuta molto velocemente: a 4 anni era alta 137 cm, al suo sesto compleanno fu misurata di nuovo ed era alta 156 cm. A 15 anni Anna era alta 213 cm. Avrebbe raggiunto la sua altezza di 227 cm due anni dopo. Ai piedi calzava la taglia 46. Anna eccelleva in letteratura e musica, ed era considerata molto intelligente. Ha interpretato Lady Macbeth in una rappresentazione teatrale. Fu salvata da un incendio al museo Barnum nel 1865. Le scale erano in fiamme, ma lei era troppo grande per passare attraverso una finestra. Furono necessari 18 uomini per trarla in salvo. All'epoca pesava 179 kg.Durante una visita al circo ad Halifax, per il quale lavorava Martin Van Buren Bates - un'altra persona ...
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