LE CARCERI RUSSE


Circa una settimana fà ho publicato un post che parlava dei carceri italiani e devo ringraziarvi per il vostro interesse dimostrato per il post.Oggi vorrei parlare anche di un altra realtà molto dura le carceri russe.non sono altro che luoghi in cui il carcerato è in una situazione costante di isolamento, con sole tre visite permesse all’anno: è il caso del carcere di Medjin dove vige un regime duro, di lavoro forzato, e non c’è niente che sia rivolto alla riabilitazione del singolo."Il sistema carcerario russo continua a essere come durante i tempi sovietici e le persone possono finire in prigione soltanto perché hanno partecipato a una manifestazione pacifica", ha affermato Tolokonnikova, sottolineando che in molti casi i dissidenti politici sono condannati a trattamenti psichiatrici. "Le prigioni russe assomigliano ai gulag sovietici: i carcerati sono costretti a lavorare per 14-16 ore e vivono in condizioni pessime", ha detto Alyokhina, che insieme a Tolokonnikova ha creato un'organizzazione per chiede di riformare il sistema carcerario. Le due Pussy Riot sono state imprigionate per quasi due anni tra il 2012 e il 2013 per una preghiera blasfema anti-Putin nella Cattedrale di Mosca.Ambienti disumani per contenere ristretti degli umani che non sono visti come umani e perciò spogliati di tutti i loro diritti, obbligati in segrete, con poca luce, in totale promiscuità, vista perenne su inferriate e filo spinato, nelle orecchie rumori assordanti, latrati di cani alle catene.Neanche le donne vengono risparmiate a questa atrocità,a testimoniarlo sono le Pussy Riot, che hanno vissuto nelle carceri russe per quasi due anni. le due giovani rivelano di essere scioccate dalle «terrificanti e degradanti» condizioni di vita all'interno delle prigioni femminili russe.erano costrette a lavorare 16 ore al giorno nella fabbrica tessile della prigione per cucire uniformi della polizia. Lì, le detenute sono picchiate, sia dalle guardie che da altre prigioniere al servizio dell'amministrazione penitenziaria.ubiscono continui abusi e sono private dei diritti più elementari, come andare in bagno e lavarsi. «Quando sono stata per la prima volta trasferita dalla prigione di Mosca al campo di prigionia dove ho scontato la maggior parte della condanna, ho pensato che forse non sarebbe stato così male - racconta Nadia - . Ma poi mi sono ritrovata di fronte all'inferno». «Ti tolgono tutti i diritti. Non sei trattata come un essere umano ma come un corpo. Il nonnismo è molto diffuso e il sistema è orientato a degradarti. Sono lavori forzati. I detenuti sono sfruttati fino all'osso, dormono quattro o cinque ore per notte. E se ti lamenti la vita diventa ancora più orrenda».
Tolokonnikova era pagata meno di un euro all'ora, dice, per lavorare come cucitrice. Le impedivano spesso di andare al bagno. Descrive il cibo come «rivoltante». Alle detenute erano affibbiati obiettivi di produzione assurdi ed erano punite severamente se non li raggiungevano. Le prigioniere venivano colpite dalle compagne, con l'approvazione dell'amministrazione penitenziaria, nei reni e in faccia. Contro chi protestava venivano scatenati «calunniatori» e «provocatori» che spesso usavano «trappole sessuali» per incastrali: ufficialmente il sesso non è ammesso in prigione e chi trasgredisce è punito.
«Da quando ti alzi a quando vai a letto, esausta, sei costantemente sotto pressione psicologica», racconta Maria Alyokhina, che ha passato cinque mesi in isolamento «per la sua stessa sicurezza». E rivela che le detenute sono soggette a periodiche visite ginecologiche forzate. «Molte volte mi hanno minacciato che sarei stata incriminata nuovamente, per cose nuove. Il momento peggiore è stato quando ho visto una detenuta che stava morendo di cirrosi costretta a lavorare. Le prigioni russe sono posti dove tutto viene fatto per distruggere ogni senso di umanità.Dal momento del loro rilascio le Pussy Riot sono determinate a orientare il loro attivismo sulla riforma del sistema per mettere fine agli abusi. Le due hanno fondato «Zona di legge», un gruppo per i diritti umani che raccoglierà testimonianze di ex detenuti e porterà avanti denunce nei tribunali russi. L'obiettivo è assicurare che i diritti dei prigionieri siano rispettati.

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