la povertà non fà bene al cervello dei bambini

I bambini nati in famiglie più ricche ottengono in media punteggi migliori nei test che misurano il quoziente intellettivo, lo sviluppo del linguaggio, la capacità di leggere e così via. In studi più recenti è stato anche osservato che il reddito più alto si associa a un’estensione maggiore delle aree cerebrali coinvolte nella memoria e nel linguaggio. Ma queste ricerche hanno diversi limiti. Innanzitutto, negli Stati Uniti dove la maggior parte di questi studi sono svolti, spesso i ceti più poveri sono quelli di origine etnica non bianca, e questo rende difficile scindere il fattore “povertà” da quello relativo a eventuali differenze di origine genetica.Inoltre, reddito ed educazione dei genitori vengono spesso considerati un tutt’uno, mentre ad avere influenza sullo sviluppo cognitivo potrebbe essere tanto l’ambiente materialmente più povero, magari la malnutrizione, quanto altri fattori come gli stimoli da parte dei genitori, giocattoli, opportunità migliori nell’educazione. E in ogni caso: può la “povertà” tradursi in differenze effettive nella struttura del cervello, prima ancora che a risultati peggiori in ambito cognitivo? È quanto i ricercatori dello studio, pubblicato su Nature Neuroscience, hanno cercato di verificare.

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